“Lascio per dedicarmi alla World Rafting Federation e per una questione etica”. Così il valdostano Danilo Barmaz, spiega perché dopo 16 anni ha lasciato la carica di presidente della Federazione Italiana Rafting che nella sua assemblea dello scorso 25 ottobre ha eletto a presidente il valtellinese Benedetto Del Zoppo. “Ho ritenuto” spiega Barmaz “che servissero nuove energie e volontà per proseguire nella nostra crescita. Sono diventando presidente nel 2004 dell’allora Associazione Italiana Rafting. Nel 2005 siamo stati riconosciuti dalla Federazione Canoa Kayak e poi dal CONI di cui siamo Disciplina Associata. Oggi la Federazione Italiana Rafting fa quindi parte a pieno titolo della struttura dello sport italiano”.
Come la Federazione è riuscita a raggiungere e in breve tempo questi risultati?
“Grazie soprattutto alla struttura organizzativa che, assieme ai vari responsabili di settore, abbiamo impostato da subito secondo i dettami del CONI, con una gestione professionale ma al tempo stesso molto dinamica. Il risultato è un movimento che è passato dalle gare di semplici appassionati dei primi anni, vorrei ricordare che l’Associazione Italiana Rafting era nata nel 1987, a una Federazione che fa dell’agonismo di alto livello. In particolare con un movimento di giovani atleti che si confrontano, alla pari, con le rappresentative di nazioni di tutto il mondo. Ma il risultato che voglio sottolineare è che siamo riusciti a dar vita a un movimento agonistico per i disabili. Non è stato facile ed è stato necessario il lavoro di anni ma oggi la F.I.Raft. ha un importante movimento sulla disabilità, anche agonistica”.
La Federazione Italiana Rafting, oltre all’agonismo dedica grande attenzione alla formazione delle figure professionali. Qual è il suo bilancio dopo tutti questi anni?
“La premessa è che la nostra formazione è riconosciuta come la migliore a livello internazionale. È il nostro fiore all’occhiello. E credo che, anche grazie a questa eccellenza, alle competenze e ai risultati ottenuti che sono stato eletto presidente della World Rafting Federation. Le nostre guide, a tutti i livelli, e oggi in Italia sono ben 600, sono riconosciute come eccellenti da tutti. Questo grazie anche al passo avanti compiuto in questi anni trasferendo online tutta una parte della formazione così da ottimizzare e rendere ancor più formative le sessioni di valutazione in presenza sul fiume”.
La Federazione è ora guidata da Benedetto Del Zoppo, per anni suo vicepresidente, e ha una nuova dirigenza. Quali altri traguardi deve conseguire la Federazione?
“Ho lavorato per anni con Benedetto Del Zoppo, un dirigente ma anche uno sportivo di grande valore, protagonista fin dai primissimi anni del movimento del rafting. Credo che prima di tutto sia importante crescere ulteriormente perché in ambito sportivo è fondamentale. Non ci si può fermare. Occorre poi ampliare ancora di più la base agonistica e anche trovare accordi con i vari Enti di Promozione Sportiva. Con alcuni li abbiamo, con altri no. Lo sport italiano sta attraversando un momento complicato, e non mi riferisco alle problematiche della pandemia, ma per la sua struttura organizzativa generale. Tuttavia è indispensabile raggiungere accordi di collaborazione oppure il movimento sportivo italiano sarà all’insegna della singola iniziativa e questo non è assolutamente auspicabile”.
Dal gennaio 2018 è presidente della World Rafting Federation che ha contribuito a fondare. Quali i suoi programmi in campo internazionale?
“In questo momento, a causa della pandemia, la situazione direi che è tragica. E in tutto il mondo. L’attività sportiva è stata bloccata. Purtroppo i campionati europei organizzati dalla Federazione Italiana e che si dovevano svolgere al luglio in Italia, in Valtellina, sono stati annullati e non verranno recuperati perché a luglio dell’anno prossimo si correranno in Francia i mondiali. Altri appuntamenti internazionali in programma quest’anno come i campionati panasiatici e panamericani è stato invece possibile rinviarli al 2021. Con l’agonismo fermo siamo quindi impegnati nella formazione online per aggregare meglio le 39 nazioni che oggi fanno parte della Federazione, per aiutarle a strutturarsi e lavoriamo per aggiungerne di nuove. Oltre a cercare collaborazioni con tutti gli Enti internazionali per incrementare la nostra visibilità. Il nostro obiettivo sono le Olimpiadi. Le potenzialità le abbiamo e siamo perfettamente aderenti alle direttive previste per i nuovi sport olimpici. Tocca a noi giocarci bene questa possibilità. È un lavoro molto impegnativo ma la mia squadra, di cui sono molto orgoglioso, è composta da persone con un’immensa passione. E, soprattutto in questo momento, la passione abbatte brutalmente le barriere politiche che spesso dividono la nostra società. Davvero la nostra unica parola è: Sport”.
Un tema cruciale per ogni attività anche sportiva è quella dell’ambiente. Quali sono le iniziative della World Rafting Federation?
“Il primo punto dello statuto della World Rafting Federation è dedicato alla sostenibilità. Quindi siamo molto impegnati sul tema. E alcuni risultati li abbiamo già conseguiti. Per esempio, attraverso i rapporti instaurati inizialmente a livello sportivo con i governi di Turchia, Albania e Bulgaria sono stati stilati protocolli per lo sviluppo e l’utilizzo dei fiumi di quei Paesi sia per le attività sportive sia per la produzione di energia elettrica. Devo dire che in Valle d’Aosta su questo aspetto, pur avendo ottimi rapporti personali con i responsabili della gestione delle acque, a oggi manca un protocollo del genere”.
Passando appunto a parlare della Valle d’Aosta, dove è stato tra i primissimi a creare un’organizzazione dedicata al rafting, qual è la situazione e cosa servirebbe per un maggior sviluppo di questa attività che ha importanti risvolti economici?
“La Valle è stata pioniera del rafting in Italia e si meriterebbe e dovrebbe fare molto di più. Da presidente della Federazione Italiana ho potuto osservare che in altre regioni, ben dopo la nascita delle prime realtà qui in valle, negli anni sono sorte, crescendo a volte a dismisura, nuove realtà dedicate al rafting. Questo mentre in valle abbiamo sempre faticato molto nel trovare ascolto a soddisfare le nostre possibilità di sviluppo. Credo che, non solo in Valle, la politica debba avere più attenzione gli sport outdoor, un mondo che in questo momento, al di là dell’agonismo, è una delle strade maestre oltre che nel turismo, nelle attività ludico-motorie: quelle dei semplici appassionati”.
Il rafting in Italia ha ormai più di 30 anni. E tutti questi anni l’hanno vista fin dall’inizio protagonista non solo come dirigente. Qual è il ricordo di questo lungo periodo?
“Il primo non è un ricordo, ma un confronto. Tra quando i primi anni la gente ci guardava come ‘quei quattro pazzi che vanno in fiume’ e quello che siamo oggi. Il ricordo è invece quello di un ragazzo che, tantissimi anni, ai primi esami per Guida, alla domanda di perché avesse deciso di fare il corso per diventare un professionista di rafting rispose: Perché nel rafting vedo il mio lavoro. Allora sembrava una follia invece aveva capito quello che il rafting sarebbe diventato”.